Il Caffè fa bene o fa male? – prima parte

Pubblicato il 29-01-2018
Il caffè è una delle bevande più diffuse al mondo essendo entrato a far parte delle abitudini alimentari. In passato bere caffè era considerata una cattiva abitudine paragonata all'eccedere nel bere alcol o al fumare. Tuttavia, a differenza di alcol e fumo che sono davvero nocivi per la salute, nel tempo si sono accumulate numerose evidenze scientifiche a dimostrare che non solo il caffè non fa male (tranne in soggetti con alcune patologie), ma, se consumato in dosi moderate, può addirittura far bene.

Le varietà di caffè esistenti sono circa 60, ma solo 25 producono frutti con un valore commerciale e tra questi sono solo 4 i tipi di caffè utilizzati per preparare la bevanda. Le varietà più conosciute soprattutto in Italia sono l'Arabica e la Robusta; quest'ultima contiene una quantità maggiore di caffeina ed è molto diffusa perché la pianta resiste molto bene alle malattie e può essere coltivata anche in pianura. Quelle meno note sono la Liberica e l'Excelsa.

Le principali sostanze contenute nel chicco di caffè sono: i lipidi, le cere, gli amminoacidi, i carboidrati (prevalentemente insolubili), i minerali (tra cui potassio, calcio, magnesio, fosfati, solfati), i precursori delle vitamine (trigonellina), gli antiossidanti e gli alcaloidi blandamente stimolanti come la caffeina, tra tutte, certamente la più nota, anche se rappresenta solo circa il 2% del caffè.

L'estrazione dei composti chimici da parte dell'acqua varia in funzione del metodo di preparazione della bevanda. Con tutti i tipi di preparazione si perde una parte consistente non solubile della polvere di caffè (come la maggior parte dei carboidrati e delle proteine che rimangono nei fondi di caffè) e si ha una leggera perdita di sostanze volatili (aroma).

La caffeina, nonostante rappresenti solo dall'1,3% al 2,4% di materia grezza del caffè, è la sostanza più nota: è un alcaloide (1,3,7 tri-metilxantina) presente in quantità minori anche in altre bevande e cibi come il tè, la cioccolata, il mate e nelle bibite analcoliche a base di cola. Nel caffè si ritrovano in quantità minori anche altre metilxantine, come la teofillina (prevalentemente presente nel tè) e la teobromina (prevalentemente presente nel cioccolato).

Contenuto medio di caffeina.

Caffè espresso o moka 40-80 mg/tazzina
Caffè filtrato all'americana 115-120 mg /tazza
Caffè istantaneo o solubile liofilizzato 65-100/tazzina
Cappuccino 70-80/ tazza
Decaffeinato <5/tazzinaTè
40-50/tazza

La tolleranza all'effetto stimolante della caffeina si ha dopo 3-4 giorni con dosi di 1-2 tazzine al giorno; insieme a essa si instaura una leggera dipendenza che però scompare in 3-4 giorni dopo la sospensione del caffè. Di conseguenza, la caffeina non è inserita nella lista delle sostanze stimolanti che producono dipendenza.